I Benefattori del Convento di Santa Maria Vetere

Quando Andria passò in feudo al gran Capitano Consalvo di Còrdova, questo convento venne beneficato dalla insigne e pia Signora Anna De Salzedo, sorella del Governatore di Andria e vedova del gentiluomo Giovanni De Poggio, Marchese di Marcianise. Essa vi si trattenne, per la bontà del clima, sino al 1563, quando si ritirò in Napoli, perché questa duchea fu venduta ai Carafa. Devotissima di San Francesco d’Assisi, fu assai munifica verso i frati di S. Maria Vetere ed a sue spese vi eresse un altare in onore della Santissima Annunziata, ai piedi del quale, ancora vivente, si fece scavare il sepolcro. Il 25 Ottobre 1583, trovandosi inferma, nella sua casa in Piazza di S. Gio­vanni dei Fiorentini a Napoli, con atto del notaio Benincasa, e non avendo figliuoli, istituì suo erede universale il venerabile monastero di Santa Maria Vetere.

Il Pontefice Sisto V, non ad istanza dei frati, ma di sua volontà nella Bolla “Exigit incumbentis Nobis apostolicae servitutis officium”, dispose che i frati erano capaci di acquistare l’eredità di D. Anna Salzedo, giusta suo testamento, e potevano commutare, in altri corpi, la somma dei ducati 3000, adempiendo scrupolosamente agli obblighi loro ingiunti dalla testatrice.

I frati, assicurati di questa eredità, fecero trasportare il cadavere della Salzedo da Napoli in Andria, collocandolo nella sua sepoltura genti­lizia a destra dell’altare maggiore.

La quarta parte della eredità dei 3000 ducati si doveva spendere per la vestizione dei poveri. Cerimonia che si eseguiva dai frati nella loro chiesa.

Tale somma poi, per giuste ragioni, ottenutene  le facoltà dalla S. Sede, venne devoluta all’Università di Andria, con l’intelresse dell’ 8% . In virtù di decreti posteriori tale censo si venne assottigliando, tanto da ridursi a ducati 183.60.

Oltre alla gentil donna spagnola, il convento vantò numerosi benefattori, tutti dettagliamente menzionati nella monografia di Mons. Merra. A tal porposito si hanno notizie di legati testamentari fino al 1860.

Molto spesso i lasciti venivano fatti tramite confraternite. 
Il 7 novembre 1709 Aurelio della Fera ,con testamento del 17 novembre 1709 disteso e sottoscritto da Sebastiano Cristiano, notaio apostolico, legò alla confraternita della Concezione, allora non esistente in S. M. Vetere, la sua eredità con l’obbligo di somministrare ogni anno in perpetuo a questo convento duc. 15, perché i monaci celebrassero 200 messe lette per l’anima sua.Nello stesso giorno ed anno il terziario fra Lodovico d’Andria, per mezzo del medesimo notaro, lasciò alla suddetta congregazione la sua eredità con l’obbligo di somministrare a questo convento carlini 12 l’anno per la celebrazione in perpetuo di 7 messe lette in suffragio della sua anima.

La Confraternita della Concezione, secondo quanto si apprende dalle “Memorie” di Bonaventura da Fasano, ebbe sede in questa chiesa dal 1577 al 1932, anno in cui, non avendo voluto i frati che il vescovo di Andria Mons. Alessandro Strozza entrasse nella loro chiesa per far visita a questa confraternita, fu trasferita nella chiesa della S.S. Annunizata. A ricordo di questa confraternita a destra dell’ingresso principale a terra c’era il sepolcro dei confratelli con questa epigrafe :”Sepoltura della Confraternita della Santissima Concezione A.D. 1599″. Ora questa lapide sepolcrale è collocata presso il Lapidario.

Nel 1567, sopra 28 colonne di pietra, fu rizzato un magnifico chiostro quadrato, in mezzo al quale si apre una vasta-cisterna, mentre sopra si estendeva una bella loggia coperta, ora dormitorio dei vecchi dell’asilo. In seguito il convento trovò altri benefattori che lo soccorsero, come si rileva dalla pregevole monografia di S. E. Monsignor Merra.

Nel 1738 il convento di “Santa Maria Vetere” contava ventidue religiosi fra i quali sette studenti professi, con gli obblighi del coro, dell’orazione, della messa conventuale e della confessione.

Nel piano terreno vi erano delle stanze che servivano di Ospedale per gli Abruzzesi, i quali, nell’inverno, scendevano in Puglia, per custodire il reale patrimonio delle pecore.

Il convento viveva pure di elemosine, fra cui quella dell’ Università di Andria, infatti I frati di Santa Maria Vetere sono stati sempre mantenuti dalla Università di Andria, con la elemosina che sin dal principio della loro fondazione fu stabilita, cioè di 8 tomola di grano al mese, 30 some di vino e ducati 59 all’ anno .

Padri Insigni per costume e dottrina

In questo Chiostro ci furono Frati che diedero un ottimo esempio di santità:
Fra Lorenzo da San Martino
, laico, fu sommamente ammirabile per la contemplazione delle cose celesti, in cui era tutto immerso, e pel dono straordinario della predicazione, recitando spesso bellissimi sermoni intorno a Dio.In vita ed in morte operò meraviglie. Uscì da questo secolo verso il 1480, ed ebbe il titolo di venerabile.Venne seppellito nella Chiesa di S. Maria Vetere, che il Wadding per sbaglio chiama della Concezione.Però fin ora e rimasto ignoto il luogo della sua sepoltura.Visse pure in questo convento, con gran fama di santità, il Venerabile Fra Onorato Sacerdote, di cui per lagrimevole incuria degli antichi Frati s’ignorano la patria ed il sepolcro. Questo servo di Dio per sette interi anni languì in un letto, dolorosamente afflitto da molte piaghe inverminite, che esalavano un fetore quant’altro mai nauseante. In mezzo alle sue acerbissime sofferenze,dimostrò sempre una pazienza ed un’allegrezza ammirabili, rendendone a Dio vivissime grazie. Un giorno ai Frati, che pietosi lo visitavano, predisse che sarebbe morto nella notte seguente, nell’ora in cui essi nel Coro avrebbero cantato il versetto: «Te ergo quaesumus tuis famulis subveni, quos pretioso sanguine redemisti ». Predisse pure che dopo morto né vermi si sarebbero veduti nel suo corpo, né più puzza avrebbero esalato le sue piaghe, ma un odore gratissimo. 
L’una e l’altra predizione si avverò pienamente. Rese l’anima a Dio nel 1398. Dimorò pure in questo convento il Terziario Fra Nunzio da Putignano, uomo di somma semplicità, di penitenza non ordinaria, e di santità specchiatissima. Domava il suo corpo con rigorosi digiuni e con aspri flagelli. Spirò l’anima sua benedetta nel convento di Lavello, l’anno del Signore 1632.
Eguale spirito di penitenza e di grandissima austerità mostrò l’altro Terziario Fra Claudio da Vallata. Questo Frate, dopo di avere tutto il giorno lavorato assaissimo, passava le notti insonni, disciplinandosi senza modo e misura, massime negli anni che dimorò in questo convento di Andria. Circa il 1633 uscì di vita nel monastero di Trani, con fama di santità.

Nel 1539 fu eletto provinciale Fra Bonaventura Volpone di nobile famiglia andriese.

Nel 1595 fu nominato Fra Angelo Siribello da Bari, erudito in lingua ebraica.

Nel 1480 morì e fu seppellito nella chiesa di S. Maria Vetere fra Lorenzo da S. Martino, laico, che, per la sua santità, ebbe il titolo di Venerabile.

L’anno 1404, fiorì il Fra Giuseppe Accetta da Andria che, in esametri latini, divisi in 10 libri, espose la vita ed i prodigi del poverello d’ Assisi.

Fu ugualmente celebre il Superiore di questo Convento, fra Giovanni Grimaldi andriese, provinciale e uomo di vita integerrima.

Eccelse pure, per dottrina, il fra Michele da Andria, celebre predicatore ed esimio lettore di sacra teologia.

Dottissimo in diritto canonico fu il Padre Filippo di Andria, laureatosi nel 1650.

Questo convento, oltre ad una ricca biblioteca, conserva importanti documenti

  • La Bolla di fondazione del Convento di Melfi
  • I diplomi di Papa Paolo V e di Scipione Spina, Vescovo di Lecce, relativi al Convento di S. Maria di Istri in Lecce;
  • Il testamento di Anna De Salzedo in favore del convento di S. Maria Vetere e dei poveri di Andria;
  • Un decreto di Clemente VIII ed una Bolla di Sisto V.

Ora nulla più esiste; colpa non dei tempi, ma dell’incuria che ha distrutto, nella città nostra, una gran parte del Sacro patrimonio della Storia. Per la terribile peste, scoppiata in Andria nel 1655 e che durò sei mesi, una grande stanza, contigua al convento, fu mutata in lazzaretto, ed i figli di San Francesco assistettero gli infelici appestati

In questa chiesa si notano varie tombe dei frati che, per pietà e dottrina, eccelsero nell’ Ordine francescano. Attualmente alcune lapidi, rinvenute dopo i lavori di ristrutturazione degli anni 90, durante i quali venne rifatta la pavimentazione, sono riposte nell’attuale Museo delle lapidi, posto vicino alla sala Sant’Elisabetta.

Di seguito vine riportata l’antica collocazione dei sepolcri così come riporta Francesco Papa nel suo libro “LA CHIESA DI SANTA MARIA VETERE ED IL CONVENTO DEI FRATI MINORI” 1927.

Nel 1419 venne tumulata Antonia Brunforte, moglie di Guglielmo del Balzo, duca di Andria, come rilevasi dalla epigrafe incisa sulla sua lapide sepolcrale , tra i due stemmi delle famiglie Del Balzo e Brunforte

Sul pavimento del presbiterio, a destra dell’ altare maggiore, vi è il sepolcro di Fra Bonaventura Volpone, di illustre e ricca famiglia andriese, morto nel 1562 come si rileva dall’epigrafe.

Sul medesimo pavimento giace pure fra Michele da Andria, celebre predicatore, insigne per ingegno e dottrina, morto di anni 64 nel 1686.

Fra Bonaventura da Fasano si occupò di studi importanti, tra cui la pubblicazione in latino della Storia della Provincia minoritica di Bari.In quest’opera, il frate osservante fasanese, ricostruisce la storia di tutti i conventi dei Frati Minori Osservanti della Provincia di San Nicola (provincia dei Frati Osservanti che comprendeva la Puglia, allora divisa nelle Terre di Bari e di Otranto e parte della Basilicata) e narrava le vicende di tutti i frati che si distinsero al loro interno dal 1222 al 1665. L’importanza dell’opera deriva dall’altissimo pregio storico, ma anche dal fatto che sia stata stampata, nel 1657, dalla prima tipografia impiantata nella città di Bari.Dal 1647 fu Ministro Provinciale della sua Provincia e dimorò presso il convento “Santa Maria Vetere” di Andria, morì nel 1665 a Barletta dove è sepolto presso la chiesa di S. Andrea.

Il 21 febbraio del 1762 moriva in Andria, per apoplessia nell’età di anni 67 il P. Fra Giovanni Grimaldi, di meriti singolari e Ministro Provinciale.

Si nota pure il sepolcro gentilizio della famiglia Accetta. Lo stemma è formato da un leone che stringe tra le unghie un’accetta.

Vi è la tomba di Marino Mione di Andria e del suo figliuolo, murata nel 1540.

Dicesi vi siano state le tombe delle illustri famiglie Excelsis – Curtopasso e Gammarrota.

Prima che sorgessero i Cimiteri, qui si seppellivano vari nobili di Andria.

Al 15 settembre del 1798 troviamo qui sepolto il signore Nicola Ceci – il 7 luglio 1822 il Sig. Consalvo Ceci di anni 76 e il 20 gennaio 1834. D. Riccardo Carafa e Donna Filomena Carafa del principe D. Raffaele e della principessa Donna Eleonora Capece Piscicelli.

Si tralasciano tanti altri che ebbero qui onorata sepoltura sino al 1841.

(Informazioni tratte da “Memorie Storiche il Convento di Santa Maria Vetere Emanuele Merra 1896” ), scritti archivio del Convento a cura di padre Doroteo Forte e padre Michele Iascone.

Di admin

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