….da questo vi riconosceranno (gv-13,-35)
Dimensione dell’amore è la carità, quando si ama si scoprono nuove strade, si ascolta la Voce dell’anima, si trova la pace. Con l’amore l’uomo si fa nuovo: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri”. E: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”. Con questo comandamento Gesù rese nuovo l’uomo. “Ama e fa’ ciò che vuoi” diceva sant’Agostino. Amare senza preoccuparsi di che cosa fare, preoccuparsi di amare. Amare senza avere più la possibilità di fare quello che voglio perché amando devo fare la volontà dell’amato, la volontà di Gesù che altro non è che la volontà del Padre fattosi uomo per amore della sua creatura. Quando si ama si è prigionieri dell’amore che è tremendamente esigente specie quando l’oggetto è Dio crocifisso. “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente; e amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge ed i Profeti”. In merito sant’Agostino riferiva: “se non hai tempo di indagare su tutte le Pagine sante, di togliere il velo ai sacri discorsi, di penetrare tutti i segreti delle Scritture, attieniti alla carità, su cui tutto si fonda”. Trovando conforto nella testimonianza dell’Apostolo delle genti: “Il compimento della legge è la carità”. E: “Il fine del precetto è la carità, che sgorga da cuore puro, da buona coscienza e da fede sincera”. E soprattutto nell’affermazione di Giovanni: nell’uomo in cui risiede la carità è il tempio di Dio, perché “Dio è carità”. “Tu sei amore e carità”…“Tu sei la nostra carità” lodava Dio san Francesco (FF 261).
Per lodare l’Altissimo, i nostri frati minori da diversi anni hanno costituito la Caritas Parrocchiale Francescana, oggi formata anche da volontari animati dal semplice e spontaneo desiderio di voler aiutare le persone in difficoltà economiche, con problemi di integrazione, di situazioni di disagio (povertà, malattia, lavoro, alloggio, dipendenza, violenza, arresti, migrazione, solitudine, umiliazione, vergogna, abbandono…). Rammentando l’incontro di Francesco con il lebbroso, l’incontro dell’altro che gli svela la presenza di Dio o il buon Samaritano che si fece prossimo al viandante che percorreva una strada ostica e, incappato nei briganti fu spogliato di tutto, percosso a sangue e lasciato a terra mezzo morto, “lo vide e ne ebbe compassione”.
La Caritas Parrocchiale Francescana nasce quindi per essere vicina al povero, ai sofferenti, agli ultimi, ai piccoli. Fermiamoci un momento e riflettiamo: Ma chi sono i piccoli, gli ultimi, i sofferenti, i poveri, l’altro…? Siamo abituati a dire «loro» quando ci riferiamo ai poveri, ai malati, ai cosiddetti diversi, mai pensiamo che potremmo essere noi, no sempre «loro» mai io! E se oggi fossi io? Perché ho perso il lavoro, perché mi sono ammalato, perché sono emigrante, perché sono solo, ho il cuore vuoto. Io cosa vorrei ricevere dagli altri? Sicuramente vorrei che condividessero con me quello che hanno, le loro risorse materiali e umane; vorrei che rallentassero e si fermassero dal loro quotidiano fare sempre di corsa, semplicemente per stare un po’ con me, per farmi sentire importante. Ognuno di noi, a seconda del momento e della situazione, sperimenta di essere forte o debole, povero o ricco: il segreto per essere felici è accoglierci, dividere il pane e accettare quello che il fratello ci dona. Aiutando l’altro, non sentiamo forse la gioia di essere più forti, più ricchi?
Sentendo la necessità di acquisire le corrette modalità di interazione tra persone, alcuni di noi partecipano agli incontri promossi dalla Caritas diocesana, attingendo utili indicazioni per un giusto prosieguo delle attività e che hanno anche valenza formativa. Questi incontri ci aiutano a saper leggere le molteplici forme di povertà e ad affrontare i bisognosi non solo con l’azione, ma con lo spirito cristiano dell’ascolto, della condivisione e dell’accompagnamento. Il nostro cammino per quanto difficoltoso è ricco di progetti e obiettivi.
I nostri segni
Il primo servizio-segno che, grazie alla volontà di padre Rocco, è stato possibile individuare, organizzare e realizzare è quello di una sede stabile con centro di distribuzione alimentare, locato presso l’ingresso del Convento che ospita la scuola materna, retrostante la sala san Francesco.
L’approvvigionamento degli aiuti alimentari proviene in parte dalle offerte della nostra comunità parrocchiale (periodi di Avvento, Quaresima, per Sacramenti, ecc…), in parte dagli aiuti comunitari AGEA e UE-FEAD e in parte dalla Caritas diocesana, dalla quale ci forniamo periodicamente.
Il martedì pomeriggio e il sabato mattina sono gli appuntamenti quindicinali destinati alla distribuzione dei sacchetti alimentari. Negli anni precedenti abbiamo avuto in carico diversi bisognosi e nuclei familiari, segnalati dal parroco o il vice parroco dopo aver esposto loro le richieste e i bisogni, alcuni hanno avuto il lieto fine e ci hanno ringraziato per l’aiuto ricevuto, donandoci attimi di commozione. Nel corso dell’anno 2015 sono state 34 le famiglie assistite, e 507 sono stati i passaggi e gli interventi (cfr. dati Caritas – ascolto e distribuzione viveri) dall’inizio dell’anno, per l’equivalente di circa 1498 indigenti.
Per noi animatori questo è un momento intenso e formativo al tempo stesso, perché, nel semplice scambio di informazioni, accogliamo le diverse storie personali, intrise di ansie, di delusioni e di aspettative di una parte della nostra società meno fortunata, che non ci lascia indifferenti.
Un altro obiettivo importante è la recente costituzione di un Centro di Ascolto e segreteria (attigua alla sala san Francesco e sede della Caritas parrocchiale), aperto tutti i venerdì dalle ore 18:00 alle ore 20:00. È lo strumento pastorale a cui il parroco affida il compito di accogliere, ascoltare ed accompagnare la persona bisognosa affinché possa scoprire le risorse che porta con sé tramite un percorso che lo conduce all’autonomia. La sua azione si concretizza, anzitutto, mediante l’ascolto, all’interno di una sede, dove tutti (dopo il primo ascolto effettuato dal parroco) possono accedere, certi di essere accolti, orientati e accompagnati nella loro realtà esistenziale e nella ricerca di soluzioni ai propri problemi; essere da tramite per l’incontro con altre professionalità (assistente sociale, psicologo, medico, avvocato, commercialista, …), in parrocchia, con la Diocesi, con i gruppi di volontariato e con altre istituzioni (Servizi sociali del Comune, ASL…); può rappresentare la “porta”, l’occasione grazie alla quale alcune persone, gravemente in difficoltà, transitano dall’isolamento e dall’abbandono all’essere in carico ad un operatore, un servizio, una rete; la persona di cui ci si fa carico non è da “riempire di aiuto” considerandola svuotata di diritti, ma è da accompagnare con chiarezza senza sostituirsi a lei; sviluppa l’attività di ricerca sul territorio, si propone di raccogliere in modo sistematico dati relativi ai bisogni locali e di raccogliere e aggiornare informazioni relative ai servizi socio-assistenziali, pubblici e privati, presenti sul territorio. La persona viene presa in carico nella sua “speciale condizione”, per la valutazione dei “bisogni – richieste – interventi”. Un obiettivo non facile e di lungo termine, un cammino che dovrà essere condiviso con tutti i soggetti che animano la parrocchia e la comunità. A tal proposito si fa appello ai nostri parrocchiani professionisti di buona volontà affinché gratuitamente, e accessibili su appuntamento, mettano a disposizione un po’ del loro tempo per ridare dignità e speranza a questi nostri fratelli più sfortunati, prima ancora di rivolgerci all’esterno del nostro territorio.
Questo progetto si somma a quelli già promossi o in programmazione quali: il “Pranzo della Solidarietà”, la “Befana del Povero”, la raccolta alimentare e degli indumenti usati. Quest’ultimo obiettivo, oggi è reso più accessibile grazie all’adesione di padre Rocco alla convenzione che la Caritas diocesana ha stipulato con la ditta convenuta e all’installazione di un raccoglitore di indumenti, posto all’interno dell’oratorio parrocchiale, riconoscibile dal suo colore bianco. Pertanto chiunque abbia degli indumenti ancora validi e volesse donarli e/o disfarsene, è pregato di conferire gli abiti preferendo questo raccoglitore ad altri sparsi per la città.
Vorremmo integrare a questi obiettivi il Centro dei Servizi (CdS) che con i Collaboratori Caritas diverrebbe la somma dei servizi alla persona che la Caritas parrocchiale offrirebbe. Accanto ai servizi “storici”, perché da tanto tempo operativi nella comunità e rispondenti a bisogni primari (alimenti e vestiario), servirebbero una serie di altri aiuti contingenti ormai “profetici”, perché legati al particolare momento storico. Per loro stessa natura i servizi Caritas non sono statici, ma dinamici. Ci sono bisogni di natura economica, legale, sociale, sanitaria. In particolare, allo stato attuale servirebbero i seguenti servizi: aiuto ricerca lavoro, orientamento al lavoro; un gruppo per gli anziani e ammalati e/o persone limitate nella loro libertà; potenziare e migliorare i servizi esistenti che sentono il peso degli anni. In ultimo (e non per ultimo), progettare aiuti, qualora fosse richiesto, anche nei confronti dei migranti e dei profughi. Purtroppo nella nostra parrocchia esistono povertà nascoste che per vergogna non emergono, questi amici meno fortunati si sentono umiliati in quanto non adeguati ai contesti della vita, quasi sopportati e resi invisibili da una società civile consumistica e indifferente ai loro bisogni; provano vergogna della propria condizione personale e familiare perché colpiti nella propria debolezza e fragilità (salute, inoccupazione – precarietà, difficile ricerca o perdita del lavoro e quindi della dignità), che porta a volte alla disperazione, a volte a rinchiudersi nella solitudine che è abbandono e rinuncia (solitudine psicologica e morale). Bisognerebbe incontrarli e fermarsi un po’ di più, prima che “esplodano” nella loro drammaticità. Ed eccoci qua ora, deboli, fragili, senza pane e con in mano un referto che non vorresti leggere mai, un licenziamento che non ti aspetti, un affitto o un mutuo non onorato. Viene fuori la domanda che bussa al nostro cuore in modo concreto e diretta proprio a noi: «Rocco, Gianni, Isabella, Maria, Rosa, Franca, Rosa, Nino, Carlo, Giacomo, Saverio, … mi amate?» Vorremmo rispondere come Pietro: «Signore, certo, tu lo sai», anche se non ne siamo proprio convinti, con mille dubbi, se e ma.
Noi volontari non vogliamo comunque essere considerati un super-gruppo caritativo delegato a distribuire aiuti e predisporre risposte ad ogni genere di problemi. Il messaggio della Caritas fa fatica ad aprirsi alla fraternità.
Per quanto possiamo indicare ed esortare la comunità parrocchiale a collaborare, si ha sempre l’impressione di essere trattati come gli “esperti” della Carità e quindi come coloro che devono risolvere le varie situazioni che si vengono a conoscere. La Caritas è anzitutto un organismo pastorale, il cui compito è quello di aiutare l’intera comunità a mettere la carità al centro della testimonianza cristiana, educando alla disponibilità e al servizio, alla prossimità e all’ospitalità, al dono di sé e dei propri beni, a lavorare insieme e a camminare al passo degli ultimi. Superando le difficoltà e le incomprensioni con i vari organismi pastorali.
Un compito impegnativo che dobbiamo affrontare con il supporto degli altri gruppi parrocchiali e dell’intera comunità che ringraziamo fin d’ora per la generosità con cui ha sempre comunque risposto alle varie iniziative e per il sostegno con cui accompagnerà la nostra missione anche in futuro.
Indegni per quanto facciamo e, per certi aspetti inadeguati, “mettendoci la faccia”, “sporcandoci le mani”, abbiamo capito che la “Fede, la Carità e la Speranza” nella Caritas non è un’“operosità” fatta di un solo un giorno o due la settimana, ma che è un’attività “faticosa” di ogni giorno, quando incontriamo persone sole o in difficoltà che hanno bisogno di un nostro “fermo” aiuto. Con queste persone, scegliamo di vivere le «loro» incertezze «con essi», per evitare di diventare inavvertitamente bronzi che rimbombano o cembali che strepitano (1Cor 13).
Siamo grati al Signore del lavoro fatto, ai frati minori, ai benefattori e a tutte quelle persone che nel corso degli anni si sono adoperate!