Il 24 dicembre 2024 il giubileo, chiamato anche Anno Santo, è iniziato con uno dei riti più importanti della cultura cristiana, l’apertura della porta santa della basilica di San Pietro, da parte del nostro amato Papa Francesco.
Il motto scelto per questo Giubileo, “Pellegrini della Speranza” riflette un tema profondamente attuale. In un mondo che affronta molteplici crisi come conflitti armati, pandemie, cambiamenti climatici e sempre più evidenti disuguaglianze sociali, la speranza diventa un punto di riferimento indispensabile per le comunità e gli individui. Possiamo dunque intendere il “Pellegrinaggio” come metafora della vita cristiana.
Un gruppo di giovani della nostra parrocchia ha deciso di unirsi in questo “pellegrinaggio” dal 25 al 27 aprile, recandosi a Roma per seguire, più da vicino, questo cammino che accomuna milioni di fedeli. Hanno avuto l’onore di assistere ad un momento solenne e significativo per la chiesa e hanno avuto la possibilità di poter dare un’ultimo saluto al nostro amato Santo Padre, come riporta la testimonianza di una delle ragazze presenti in quel momento unico.
I funerali del papa, oltre al passaggio della porta santa, sono stati il momento centrale di questo nostro pellegrinaggio. Penso che, nonostante i sacrifici fatti, sia stata una fortuna essere arrivati fin lì, in piazza San Pietro, eravamo tutti felici e stupiti di avere avuto questa grande possibilità, ma soprattutto è stato un piacere per noi guardare la gratitudine, mista alla stanchezza, negli occhi del nostro frate accompagnatore Fra Francesco Tritto. Sicuramente sarà un momento che ricorderemo per sempre e che porteremo con noi.
Il giubileo degli adolescenti è stata senz’altro un’esperienza che, seppur breve, ha dato modo a tutti i ragazzi che vi hanno partecipato di crescere, di conoscere ma soprattutto di apprezzare ciò che si ha e che molte volte si dà per scontato.
Non è stato semplice affrontare questo viaggio, ma il nostro spirito di fraternità ci ha sicuramente aiutati per tutta la durata del giubileo, insieme all’affetto che ci lega e la forza di andare avanti senza mai arrendersi che ci accomuna. Nonostante le varie disavventure, siamo stati in grado di adattarci e di cogliere gli aspetti positivi anche quando erano difficile da vedere, cercando di sorridere sempre non solo per noi stessi, ma soprattutto per i fratelli che avevamo accanto. Sono stati senza dubbio 3 giorni pieni ma che io in primis rifarei da 0 perché ogni momento, ogni parola di conforto, ogni crollo emotivo, ogni rimprovero, ogni abbraccio, ogni corsa, ogni sorriso, ogni azione fatta per il bene dell’altro ha contribuito a rendere questa esperienza unica.

